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Ansia e disturbi d’ansia


L’ansia è come una sedia a dondolo: sei sempre in movimento ma non avanzi di un passo (Anonimo)

L’ansia è un’emozione di base innata, una condizione fisiologica che comporta uno stato di attivazione dell’organismo a seguito di una situazione percepita come pericolosa. Essa ha lo scopo di mettere l’organismo nella condizione ideale per affrontare il pericolo. Non è, dunque, solo un limite o un disturbo ma costituisce un’importante risorsa che ci permette in molti momenti della vita di reagire in modo tempestivo ed efficace. Ad un livello moderato, l’ansia, infatti, produce un effetto di ottimizzazione delle prestazioni. Può, tuttavia, diventare un problema quando la reazione è eccessiva rispetto alla situazione da fronteggiare o quando dura troppo a lungo. In questi casi, anche affrontare le situazioni più semplici e comuni (ad esempio, andare ad una festa, parlare in pubblico, sostenere un esame, andare ad un appuntamento) sembra comportare uno sforzo enorme con una conseguente tendenza ad evitarle.

I disturbi d’ansia sono stati di ansia patologica caratterizzati da:

  • autonomia: si manifestano spontaneamente o a seguito di triggers anche minimi quali stimoli particolari, tensione o iperattività del sistema nervoso centrale;
  • intensità: in cui la severità eccede la capacità dell’individuo di gestire il livello di intensità;
  • durata: solitamente persistenti o cronici;
  • comportamenti: le abilità di coping sono danneggiate, con conseguenti comportamenti invalidanti.

I disturbi d’ansia sono considerati una delle condizioni psichiatriche maggiormente prevalenti nella popolazione mondiale, e si trovano spesso in comorbilità con i disturbi depressivi e l’uso di sostanze, al fine di alleviare e/o controllare i sintomi.

Vediamo di seguito i principali disturbi d’ansia.

Che cos’è un attacco di panico?

Gli attacchi di panico sono descritti come un’improvvisa manifestazione di ansia o una rapida escalation di quella solitamente presente; in particolare, come illustrato nel DSM-IV-TR (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, IV Edizione, riveduta) un episodio di ansia può essere definito come attacco di panico se quattro o più sintomi somatici e/o cognitivi aumentano progressivamente o si manifestano entro un periodo di 10 minuti. Questo non significa che i sintomi scompaiano entro questi 10 minuti; normalmente, infatti, i sintomi raggiungono il loro picco di intensità molto rapidamente, ma recedono più gradualmente. Tra questi si trovano risposte fisiche quali palpitazioni, capogiri, sudorazione, sensazione di soffocamento, tremore o brividi, nausea; e sintomi cognitivi quali paura di morire, di soffocare, di diventare pazzo o di perdere il controllo, etc. Per alcune persone che soffrono di attacchi di panico, i sintomi più preoccupanti sono la derealizzazione (sensazione di irrealtà) e la depersonalizzazione (sensazione di sentirsi staccati da se stessi).

Che cos’è la fobia specifica?

La fobia specifica è caratterizzata da una marcata o persistente paura di uno specifico oggetto o situazione – classificati nei seguenti gruppi: animali (cani, serpenti, topi, etc.), ambiente naturale (acqua, temporali, altezze, etc.), sangue/iniezioni/ferite (iniezioni, vista del sangue, etc.), situazioni (volare, guidare, attraversare i ponti, etc.), altro (vomitare, soffocare, etc.). Per essere diagnosticata, il soggetto deve riconoscere questa paura come eccessiva o irragionevole, avere una durata di almeno sei mesi e causare un disagio significativo, tanto da interferire con la vita sociale, privata e lavorativa. Nonostante i bambini spesso esibiscano paure specifiche, questo criterio non è applicato in età evolutiva, poiché esse sono solitamente transitorie e comuni in questa fase dello sviluppo. Vari studi hanno dimostrato che le fobie più comuni sono relative agli animali, altezze, sangue, posti chiusi, volare, acqua e temporali.

Che cos’è la fobia sociale?

La fobia sociale è un disturbo comune, in cui il soggetto teme di dire o fare qualcosa di imbarazzante (o esibire sintomi di ansia quali sudare, tremare o arrossire) che lo possa esporre a valutazioni negative da parte degli altri. Tali esposizioni pubbliche (che generalmente tendono ad essere evitate) – mantenere una conversazione, parlare in pubblico, mangiare, bere, scrivere e/o lavorare con altre persone, fare richieste, etc., provocano immediatamente un aumento dell’ansia e la paura derivante turba il soggetto al punto di interferire significativamente con la vita sociale, le attività quotidiane e professionali.

Che cos’è l’ansia generalizzata?

L’ansia generalizzata è un disturbo piuttosto comune, definito come la manifestazione di eccessiva ansia e preoccupazione, in relazione ad alcuni eventi, per un periodo di tempo non inferiore ai sei mesi (DSM-IV-TR, 2000), in cui la rimuginazione è considerata la caratteristica principale. Tipiche aree di preoccupazione includono la propria salute o quella degli altri, le relazioni, il lavoro e problematiche quotidiane. Gli individui con ansia generalizzata riferiscono solitamente sensazioni di ansia o apprensione che trovano riscontro in un’incapacità generale di rilassarsi o in sintomi più specifici, come forte tensione muscolare, irritabilità, affaticabilità e disturbi del sonno.

Che cos’è il disturbo ossessivo-compulsivo?

L’aspetto fondamentale del disturbo ossessivo-compulsivo è dato dalla presenza di ossessioni e comportamenti compulsivi di durata considerevole (più di un’ora al giorno), che generano forte disagio e sofferenza. Le ossessioni sono costituite da pensieri, impulsi o rappresentazioni mentali egodistonici che si presentano insistentemente e senza adeguata motivazione; esse normalmente si riferiscono alla paura del contagio, al dubbio, a impulsi aggressivi, a fantasie sessuali e religiose. Le compulsioni sono, invece, azioni ripetitive e ritualizzate, a carattere esplicito (lavarsi ripetutamente le mani, controllare continuamente di aver eseguito un’azione, allineare di continuo oggetti, etc.) o mentale (pregare, contare, ripetere continuativamente alcune parole, etc.). Lo scopo di questi comportamenti è di prevenire o alleviare l’ansia e il disagio connessi alle ossessioni o a determinate situazioni, considerate potenzialmente pericolose.

Che cos’è il disturbo post-traumatico da stress?

Il disturbo post-traumatico da stress è caratterizzato dal rivivere ricorrentemente e intrusivamente un evento estremamente traumatico, accompagnato da sintomi di aumento dell’arousal (non presenti prima del trauma) e dall’evitamento di stimoli associati al trauma. L’evento traumatico, che comporta morte, lesioni o altre minacce all’integrità fisica, può essere sia vissuto direttamente (combattimenti militari, aggressione personale violenta – violenza sessuale, scippo o rapina; rapimento, grave incidente, diagnosi di una malattia minacciosa per la vita, attacco terroristico, disastri naturali, etc.) o essere relativo ad un’altra persona (aggressione personale violenta, grave incidente, morte improvvisa, malattia minacciosa per la vita, etc.).

Che cos’è il disturbo acuto da stress?

Il disturbo acuto da stress è caratterizzato da sintomi simili a quelli del disturbo post-traumatico da stress che si verificano immediatamente o entro un mese dall’esposizione ad un evento estremamente traumatico.

Che cos’è l’ipocondria?

Nel DSM-IV-TR, l’ipocondria è classificata come un disturbo somatoforme; tuttavia, condivide caratteristiche simili ai disturbi d’ansia, soprattutto gli attacchi di panico (spesso può verificarsi in congiunzione ad essi), e per tale ragione è stata inclusa in questo elenco. Chiamata anche “ansia legata allo stato di salute”, la sua tipica caratteristica principale è la credenza, basata sull’interpretazione erronea di segni o sintomi fisici (anche di lieve entità), di avere o di stare sviluppando una grave patologia, senza che un’accurata valutazione medica abbia identificato motivi sufficienti per giustificare questi timori. La preoccupazione riguardante le malattie temute spesso diviene per il soggetto un elemento centrale della immagine di sé, un argomento abituale di conversazione e causa una significativa interferenza nella vita quotidiana (ad esempio ripetute assenze dal lavoro).

 

Riferimenti bibliografici

American Psychiatric Association (2000). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quarta edizione, text revision, Elsevier S.r.l.

Horwath E., Weissman M.M. (2000). Anxiety disorders: epidemiology. In: Sadock B.J., Sadock V.A. editor(s). Kaplan & Sadock’s comprehensive textbook of psychiatry. 7. Philadelphia, PA: Lippincott Williams & Wilkins, 2000

Kase L., Ledley D.R. (2007). Anxiety Disorders – Wiley concise guides to mental health, Hoboken, New Jersey: John Wiley & Sons

Krisanaprakornkit T., Sriraj W., Piyavhatkul N., Laopaiboon M. (2009). Meditation therapy for anxiety disorders (Review). The Cochrane Collaboration, John Wiley & Sons

Wells A. (1999). Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia, McGraw-Hill Libri Italia.

 

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